18 Luglio 2013, giorno della mia Laurea.
Premessa. È stato uno dei giorni più belli della mia vita, avevo lavorato sodo sulla mia tesi, che era stata considerata una tesi da biennio conclusivo anziché una da triennio. Ero preparata, felice, ovviamente in preda ad ansie e paure, ma ero riuscita a superarle provando, per la prima volta a me stessa, di essere capace di scrivere e creare a livello professionale. Rifarei tutto tale e quale è stato, un giorno perfetto.
Ieri, chiacchierando con una carissima amica che mi sta regalando dei momenti indimenticabili di confronto e riflessione in riva al “nostro” mare, raccontavo delle mie “magagne” fisiche, del mio disturbo alimentare (binge) e della recente scoperta di essere insulino-resistente, anticamera pericolosa di un diabete che si sarebbe scatenato con la menopausa. La mia amica mi diceva che si ricorda di me il giorno della laurea, che ero “in formissima”. È incredibile. Quando ho visto le foto di quel giorno, a quei tempi, ero rimasta sconvolta e mi ero detta cose terribili: “Guarda che palla di lardo”, “Ho le braccia enormi”, “Con quel doppio mento sembro un’obesa, anzi, sono obesa! Del resto sono entrata per un pelo nell’ultima taglia disponibile di questo vestito”, “Vah che gambe grosse”, “Non sono io” ed infine “Devo dimagrire, mettermi a dieta, non posso rimanere così”. In realtà avevo già affrontato la mia prima dieta, l’anno precedente, per soli quattro chili “di troppo”, che in un battibaleno, mi erano tornati indietro col bonus, raddoppiando. Così, per tornare ai miei adorati 62 chili, da 66 che ne avevo, mi ero ritrovata, si a tornare a 62 in un primo momento, ma dopo pochi mesi avevo raggiunto i 68. Un cruccio, e quando mi sono laureata, dopo un anno in cui l’unica attività fisica era stata eseguita dalle mie dita sulla tastiera per scrivere la tesi, ero a 72. Dieci, no dico, DIECI chili in più!!! Un incubo.
Ora è il 2022, non mi peso da due anni, e stimo di avere un peso tra gli 85 e i 90, poco importa, sono quella che sono. Certo, a tornare a quei “dieci chili di troppo” del 2013 ci metterei la firma immediatamente, e nutro ancora l’intima speranza di dimagrire (chissà se la cura per l’insulino-resistenza non mi possa aiutare, speriamo), non solo per un fattore estetico, che era una volta la principale ragione per la mia ossessione per il dimagrimento, ma ormai soprattutto, per riprendere la mia agilità e la voglia di ballare. Le parole più importanti che mi dico non sono più:“devo dimagrire”, o variabili sul tema, ma sono diventate “sono quella che sono”.
Sono anche la Giulia laureata, raggiante e professionale, e sono la somma di tutte le Giulie di questi ultimi nove anni da quella data meravigliosa. La realizzazione dei miei sogni non è più determinata da un mio dimagrimento, come credevo allora. Pur essendo gli stessi (realizzarmi professionalmente continuando ad evolvermi, amare ed essere amata, e costruire una famiglia), sono totalmente svincolati dal desiderio di dimagrire, che non è più La Condizione Sine Qua Non, e quest’ultimo, a sua volta, non è più un’ossessione presente in ogni risvolto bello o brutto della mia vita, ma è solo un desiderio di quelli che si esprimono “en passant” ad una stella cadente o buttando una monetina in un pozzo, di quelli che se si realizza tanto meglio, ma se no, la mia vita va avanti lo stesso. Una cosa è certa, non permetterò mai più a questo desiderio di minare i momenti più felici, come ha fatto quel 18 Luglio 2013, facendomi sentire quella che non ero e mostrando ai miei occhi un’immagine del mio corpo completamente distorta (probabilmente soffrivo già di dismorfofobia). Sono quella che sono, i miei occhi vedono questo, e soprattutto lo vede la mia anima. Questo è l’importante, questo è essere sereni con noi stessi.
A tutti coloro che vivono o hanno vissuto situazioni simili, ma soprattutto a chi non le capisce, non le ammette, o si incaponisce su un modello unico di persona, omologato, nascondendosi dietro il mito di una vita “sana”. Quello che fa bene ad uno può far del male a qualcun altro, la frutta per il signor Rossi è un toccasana, per me è veleno. Siamo tutti unici e irripetibili nella nostra mente e nel nostro corpo, e siamo tutti splendidamente uguali nell’essere umani.
Brava! Una lucida introspezione, un’acuta riflessione, un esempio di solidarietà e generosità offrendo una condivisione spontanea e sincera.
Grazie, ci si prova. Sono sicura che le testimonianze di vita siano importanti, come spesso lo sono state per me. Alla fine, sul mio cammino, sono sempre “inciampata”, e continua a succedere, in condivisioni di persone che mi hanno dato lo spunto per riflettere e fare un passo in più. La cosa più bella sarebbe che anche quello che sto scrivendo su questo blog possa aiutare il viaggio di qualcuno o che sia un qualcosa su cui poter ragionare per i lettori. Avanti tutta, sempre!
E’ molto bello quello che scrivi e credo anche sia coraggioso condividere le riflessioni sul proprio percorso di vita, sulla fragilità che a volte ci tocca per sorte o quella che gli eventi ci impone di affrontare. Non sapevo e sono contenta di saperti cosi’ lucida e consapevole, brava!(e brava anche la tua mamma…)
Grazie per questo carinissimo commento! Scusami per la tarda risposta, ma mi era sfuggito, a volte su internet (ma in fondo anche nella vita reale) sono un po’ svampita.