La settimana scorsa ho potuto visitare la MiArt 2022, Fiera internazionale di arte moderna e contemporanea. Ho scritto due articoli/recensioni, uno per RadioBlaBlaNetwok e uno per Magica.art, trovate in calce a questo scritto i link utili per poterli leggere. Si tratta di articoli di stampo professionale e critico (molto critico, lo ammetto) ma qui sul mio blog personale mi sento di poter aggiungere qualche sfumatura più personale… e quindi, a voi la lettura!
Chi mi conosce bene sa quanto io ci tenga ad essere vera, realista e schietta quando si parla della mia professionalità. Conosco il mio percorso, ho studiato per vent’anni anni arte e tecniche artistiche di vario genere, e so anche quali sono le mie lacune, o perlomeno so che ne ho molte, forse molte di più di quelle che riesco ad enumerare. Non mi permetterei mai di esprimere un parere senza esserne davvero convinta, ma una volta espresso, so rimanere aperta al confronto e al dialogo supportato da basi oggettive.
Fatta questa premessa, andiamo al dunque.
Ogni volta che mi approccio ad una forma artistica che si discosta totalmente dal mio sentire e dalla mia espressività, cerco di mettere da parte il mio gusto personale per basarmi sui dati oggettivi. I criteri di oggettività quando ci si trova davanti ad un’opera artistica sono, per quanto mi riguarda:
1. la presenza di un ragionamento o percorso che caratterizzi l’opera e la poetica dell’artista, o la negazione consapevole di tutto questo
2. la ricerca di una tecnica artistica personale o la privazione consapevole di questa
3. la possibile “naïveté” in mancanza totale dei due precedenti punti.
In parole povere e molto confidenzialmente (visto che siamo sul mio blog), voglio capire se l’artista c’è o ci fa. Badate bene che ci possono essere artisti che ci sono stati e che poi ci hanno fatto molto, la storia dell’arte soprattutto recente ne è piena, prima o poi prenderò coraggio e ne parlerò apertamente, ma per ora non è il momento.
Ma veniamo a quello che ho potuto vedere il weekend scorso tra i miei colleghi artisti emergenti… Mi duole dire che forse troppi ci fanno, e molto. Scava e scava, non molto si trova. Urge sfatare il mito che l’arte è mistero, che non è spiegabile… No Signori, l’arte si può spiegare e arrivati a questo punto si deve spiegare, proprio perché ora più che mai è necessario che la gente possa ritornare a discernere. “Tutto è arte” è l’affermazione più pericolosa mai concepita, perché in uno schiocco di dita il tutto si trasforma in niente, attraversando la più grande insensatezza; e il divario tra la “casta” che produce e critica l’arte e le persone “normali” diventa sempre più ampio.
Da cosa nasce la necessità artistica? Il dover fare arte? Dalle profondità della preistoria, l’arte è testimonianza di presenza, ragionamento e comunicazione di idee ed emozioni. È l’affermazione che io, essere vivente, pensante e soggetto a moti dell’anima, esisto. È il volere mettersi in comunicazione empatica con altri soggetti simili a me e trovare riscontro anche al di là dei secoli di un comune sentire.
L’arte nasce quindi da e per la gente, per tutta la gente, senza distinzione alcuna. L’arte e le persone sono un tutt’uno inscindibile. Di questi tempi, però, l’arte è espressione di alcuni (più o meno consapevoli non ci è dato sapere) a diretta interpretazione di pochi altri (volponi molto consapevoli che sanno come parlare del nulla). L’amara verità è che, per quello che ho visto alla MiArt 2022, l’arte come espressione umana e come comunicazione di reale sentire o ingegno, è defunta, o quantomeno in procinto di esserlo. E se l’arte è creata dalla gente… beh.. lascio a voi tirare le vostre conclusioni personali, per quanto mi riguarda, penso che ormai siamo proprio e solamente vuoti.
Terribilmente e spaventosamente vuoti.
Manca tutto, i criteri oggettivi che ho elencato all’inizio di questo scritto e manca il respiro di una speranza di tramandare qualcosa a tutti i nostri simili, contemporanei e futuri.
Ecco di seguito i link per leggere le mie due diverse recensioni:
RadioBlaBlaNetwork https://www.radioblablanetwork.net/blabla/?p=4913
Magica.art https://magica.art/2022/04/05/miart2022/
Articolo per RadioBlaBla Network:
Dal 1° al 3 di aprile, nei padiglioni di FieraMilanoCity si è tenuta la MiArt, la fiera internazionale di arte moderna e contemporanea di Milano; intitolata quest’anno Primo Movimento, come buon auspicio per una solida ripresa del settore artistico.
Come già avvenuto nelle edizioni precedenti, hanno partecipato alla fiera sia gallerie d’arte che proponevano artisti affermati del Novecento (Fontana, Morandi, Scajola, per citarne solo alcuni), sia gallerie presentanti artisti emergenti.
Interessante sicuramente il dialogo creato da questi due “mondi” a confronto, e ineluttabile la sentenza che ormai sembra che l’arte contemporanea non sappia che riproporre sé stessa fino allo sfinimento oppure che cerchi una via d’uscita dal “cul de sac” in cui si trova bloccata, con tentativi che sconfinano nel “disturbante”. All’arte che scioccava eravamo già arrivati, quella che infrangeva le regole del bello e della retorica, ora siamo andati oltre, giungendo al disturbo per gli occhi e per la mente, che non offre nemmeno un appiglio per una qualche riflessione. Il vuoto per il vuoto, il nulla per il nulla.
Se l’arte è lo specchio del mondo e della civiltà da cui viene prodotta, l’unica possibile riflessione che l’arte emergente esposta alla MiArt sembra poter suscitare è quella del: “Siamo messi proprio male, riusciremo mai a riprenderci? Cosa può nascere da tutto questo? Può davvero nascere qualcosa, o siamo destinati a sgretolarci come una scultura di polistirolo?”.
Discorso del tutto diverso va fatto se pensiamo che la voglia di vivere e di fare stia riprendendo i suoi spazi nella vita delle persone. La gente brama per uscire, incontrarsi, abbracciarsi e tornare a sorridere. Di fronte a questo anche le opere esposte, per quanto deliranti e infastidenti, passano in secondo piano, e ritrovarsi immersi in un assembramento di gente chiocciante e giubilante sembra riportarci definitivamente in epoca pre-Covid. È sicuramente da lodare l’impegno e la voglia di riprendere a vivere e a sperare attraverso l’arte… unico problema rimangono i contenuti, ma quelli, si sa, variano a seconda delle epoche storiche e delle mode, prima o poi, si spera, ritorneranno. O forse no.
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Giulia Calvanese Radio BlaBlaNetwork NEWS
Articolo per Magica.art
Dal 1° al 3 di aprile, nei padiglioni di FieraMilanoCity si è tenuta la MiArt, la fiera internazionale di arte moderna e contemporanea di Milano; intitolata quest’anno Primo Movimento, come buon auspicio per una solida ripresa del settore artistico.
Non tutte le ciambelle escono col buco
Giulia Calvanese
Sicuramente è da lodare il ritorno alla voglia di fare e di creare eventi culturali cercando di passare oltre al periodo pandemico. Ritrovarsi in mezzo ad un assembramento di persone felici di potersi ritrovare, avide di abbracci e sorrisi, in relativa tranquillità, fa piacere. Il problema è che questa sembra la vera opera d’arte, le altre, sullo sfondo, passano in secondo piano, anche con tutta la loro carica delirante e disturbante.
Come in precedenti edizioni, hanno partecipato alla fiera gallerie che proponevano opere di grandi artisti del secolo scorso (Morandi, Fontana, Scajola, per citarne qualcuno) e altre che esponevano l’operato di artisti emergenti. Interessante confronto che sembra essere vinto, almeno per quanto riguarda i contenuti, dalle vecchie glorie. Si ha infatti l’impressione che ormai l’arte non riesca a proporre nessuna soluzione valida per uscire dal “cul de sac” in cui si trova. Il “tutto è arte” voluto fortemente dalle generazioni artistiche precedenti, invece di spalancare le porte ad infinite possibilità, sembra chiuderle inesorabilmente senza lasciare la possibilità a qualcosa di pienamente Nuovo. L’arte ormai o ripropone sé stessa fino allo sfinimento, oppure cerca soluzioni che vanno oltre allo “shock” a cui ci ha abituati, diventando solo “disturbo” per gli occhi e, ahimè, per la mente. Con Rotchko avevamo “arte per arte”, ormai abbiamo solo “vuoto per vuoto”. Nessun contenuto, nessuno studio, nessuna possibilità di essere qualcos’altro.
Se l’arte è il riflesso della società che la crea, tutto questo non può che spaventare, perché vuol dire che siamo in primis noi, esseri umani, a non sapere più chi siamo. Siamo tutto, come l’arte, ma gli estremi si toccano e a voler essere tutto ci si riduce ad essere niente. Che sia questo il triste e profetico messaggio che vogliono trasmettere gli artisti emergenti? Non ci è dato sapere. Del resto, si sa, l’arte dovrebbe avere l’aurea del mistero, o almeno così ci dicono. E chi ce lo dice? Critici e artisti che si rifiutano di spiegare le loro opere. Ma allora, non sembra più un garbuglio fatto apposta per non svelare la pochezza o la totale mancanza di contenuti? Anche questo interrogativo rimarrà insoluto, e andiamo avanti così, sperando in un nuovo Leonardo da Vinci che trovi la geniale soluzione al labirinto in cui l’arte è ormai persa.
Articolo scritto da Giulia Calvanese per Magica.art