Ritorno di fiamma

Cari Amici, sono stata molto poco presente su questo blog, e vorrei modificare questa cosa, pubblicando più spesso articoli e riflessioni, magari più brevi e fruibili, a volte ironici, a volte seri, e più ravvicinati nel tempo. 

Oggi vi voglio parlare dell’arte contemporanea…. …

No! Fermi! Continuate a leggere! Lo so, l’arte contemporanea spaventa spesso per la sua inaccessibilità, la sua stranezza e la sua apparente incomprensibilità; ma vi rivelo subito una cosa: l’arte contemporanea è una vera giungla anche per chi è “del settore”. Sono convinta che anche i critici più importanti e acculturati abbiano talvolta qualche difficoltà di interpretazione; tanto più che frequentemente l’artista stesso si rifiuta di fornire la o le chiavi del mistero.

Altra premessa che devo fare è che la conclusione di questo articolo sarà la mia idea personale, frutto delle mie esperienze, della mia criticità e dei miei studi; chiunque può avere un’idea simile o opposta alla mia, e non pretendo essere la detentrice assoluta della verità sull’arte contemporanea.

Cominciamo con un piccolo cenno storico.

“Una volta” l’arte era quasi completamente comprensibile, o perlomeno presentava una veste riconoscibile da qualsiasi persona, qualunque fosse il suo ceto sociale e il suo livello di cultura. Alcune volte poteva capitare che le opere d’arte presentassero simboli con significati nascosti, giochi di parole, rebus che appassionavano le menti degli spettatori più eruditi, ma quasi sempre il tutto era “velato” da un primo livello di comprensione che era relativo al riconoscimento delle forme come appartenenti alla realtà quotidiana e/o religiosa. Prendiamo come esempio la ben nota Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Per tutti coloro che la osservavano e che la osservano tutt’ora essa rappresenta l’ultima cena consumata da Gesù e dai suoi discepoli. Il soggetto è ben riconoscibile fin dal primo sguardo, ma come sappiamo essa ha dei simboli nascosti e in particolare dei concetti appartenenti ad un livello di lettura più approfondito (che non sono quelli riportati recentemente da un ben noto scrittore di best-seller). Uno per tutti, volendo fare una piccola divagazione, è il sale rovesciato da Giuda. Con un gesto maldestro del gomito, dovuto allo sgomento, Giuda rovescia il contenitore del sale.

Giuda rovescia il sale nell’ultima Cena di Leonardo

Nell’Antico Testamento il sale è considerato, tra gli altri, simbolo di un’alleanza inalterabile e duratura tra Dio Padre e l’uomo, Giuda col suo imminente tradimento rovescia questa alleanza. Ritornando al discorso principale, una buona parte delle opere d’arte concepite fino ad un certo momento storico hanno la caratteristica di avere questi diversi livelli di lettura e comprensione, adatti quindi a chiunque. Per essere più precisa, direi che fino a quel momento, la produzione artistica mostra sempre elementi riconoscibili e comprensibili, sia che presenti simboli con significati nascosti, sia che voglia mostrare solamente ciò che rappresenta.

Ma qual è questo Momento con la “M” maiuscola, che ha modificato il percorso dell’arte? 

Con grande affetto ricordo il mio caro Prof di storia dell’arte del liceo (che spero legga questo articolo) quando mi spiegò che quel momento fu così importante da creare un bivio sulla strada che stava percorrendo da millenni l’arte. Siamo negli anni di poco precedenti alla Prima Guerra Mondiale, la Belle Époque è ormai agli sgoccioli, le paure delle nuove teorie sull’inconscio di Freud si fanno sentire, gli studi sulla fisica atomica di Thomson e Rutherford valicavano i confini dello scibile, i grandi imperi europei ormai erano in declino… insomma, un periodo alquanto “movimentato” sia a livello storico-culturale, sia a livello emotivo. Quasi contemporaneamente, due artisti cominciarono a riflettere sul fare arte in modo alternativo, ciascuno in una modalità strettamente personale, ma che differiva completamente da tutto ciò che era stato fatto prima.

Chi sono questi due “atomi impazziti”? Vasilij Kandinskij e Marcel Duchamp, ovviamente!!! 

Il primo fondò il concetto di “astratto” in pittura, ossia l’opposto del “figurativo”. Le sue opere pittoriche appartenenti a questo genere non vogliono rappresentare nulla di riscontrabile nella realtà visibile, per dirla in termini più semplici, nulla che si possa vedere o toccare. L’artista cercò invece un legame con la musica o con sentimenti e sensazioni, dando l’avvio ad un genere che rimane tutt’ora molto amato dagli artisti contemporanei che decidono di percorrere la strada dell’arte “tradizionale”, quella in cui c’è un supporto e un materiale colorato usato per esprimersi su questo supporto, per capirci meglio.

La vera “mina vagante” è però Marcel Duchamp che, col suo operato (artistico o no, è parere personale di ciascuno di noi), crea il famoso bivio di cui vi parlavo. Una “mina vagante” come lui, vi posso assicurare, quando scoppia, ne fa di rumore! Tanto che da quel momento, l’arte si sdoppia e percorre due strade ben distinte che ancora oggi sono ben lontane dal ritrovarsi.

La “bomba” esplode quando, per primo, prende un oggetto qualsiasi di uso comune e decide che è un’opera d’arte. Il buon Marcel prende una ruota di bicicletta e la fa diventare “Ruota di bicicletta”, creando così il dibattito su cos’è veramente arte e perché lo è.

Non voglio soffermarmi ulteriormente su questo lungo (che voleva essere corto) excursus storico, visto che sono partita con l’idea di fare un articolo sull’arte e non di storia dell’arte.

Quindi, torniamo a noi.

L’arte contemporanea risente ancora di questa profonda frattura e ci presenta spesso opere “strane”, “incomprensibili” e che molti di noi (me compresa) definirebbero di dubbio gusto. Forse la frattura iniziata da Duchamp si sta allargando sempre di più, quasi come il ghiaccio quando si crepa. Non a caso ho scelto questa immagine: il ghiaccio che si crepa.

Siamo nell’epoca del vero o presunto (non sta a me deciderlo o saperlo) surriscaldamento globale, i ghiacci si crepano, e noi ci sentiamo, nella nostra “socialmedialità” sempre più isolati. Anche la nostra è un’epoca di grandi cambiamenti, dubbi e incertezze. La nostra è un’arte figlia del sovvertimento delle regole, voluto dai nostri padri, ma che ormai non sa più dove aggrapparsi per andare avanti e creare qualcosa di qualitativamente nuovo. È solo un mio parere, ma se non ricerchiamo le nostre radici, difficilmente riusciremo ad andare avanti. A volte, e come pittrice lo sperimento spesso, bisogna fare un passo indietro per accorgerci che la via imboccata, per quanto alternativa, nuova e ricca di spunti potesse essere inizialmente, è in realtà un vicolo cieco. Dovremmo forse avere il coraggio di tornare indietro per cambiare strada, o scoprirne una nuova, e andare avanti. 

La domanda che mi pongo è: la nuova via di Duchamp ci porterà davvero a nuovi orizzonti, oppure si ripiegherà su sé stessa? Tutto può diventare arte, ma se tutto lo diventa davvero, alla fine, nulla è più arte.

Non vi spaventate più quindi quando la prossima volta andrete ad una mostra di arte contemporanea e letteralmente inciamperete in un qualche oggetto che sembra “buttato là per caso”. In realtà è quello che è, che sia arte o meno è una risposta soggettiva e personale.

Per quanto mi riguarda, ho deciso di allontanarmi da questa via, facendo ovviamente tesoro di quello che ho visto sia in positivo che in negativo. Ho deciso di tornare indietro e provare a fare quello che si faceva una volta, offrire delle opere con vari livelli di lettura. Questa mi sembra l’unica soluzione per poter “rinsaldare” i ghiacci, per far sì che l’arte non appartenga più solamente ad una élite di persone di cui spesso e volentieri fa parte solo l’artista stesso, ma che torni ad essere fruibile a tutti. Sembra quasi una barzelletta, ma l’arte era più democratica quando c’erano ancora sovrani ed imperatori di quanto lo sia adesso. Ed è ora di cambiare questa cosa.

Vostra, sempre e per sempre,

Giulia

P.S. tutte le immagini che vedete in questo articolo sono state prese da Wikipedia e Wikipedia Commons e sono quindi di pubblico dominio.

P.S. altra cosa a cui terrei da ora in poi è uno scambio di vedute, un confronto, con chiunque leggesse questo articolo e se la sentisse di condividere qualcosa lasciando un commento. Non siate timidi, vi siete mai ritrovati nella situazione “imbarazzante” di non capire un’opera esposta? Quale? La pensate in modo diverso da me? Perché? Sono curiosa e aperta a qualsiasi critica o commento. Grazie!!

0 Comments

  1. Cristina Luglio 8, 2020 at 12:00 am

    Grazie Giulia trovo l’articolo molto interessante, personalmente credo che l’arte contemporanea sia molto interessante ma a volte di difficile comprensione. Forse per comprendere un’opera contemporanea non ci dovremmo chiedere cosa voleva esprimere l’artista ma che sensazioni ci da l’opera. Un’opera contemporanea che ho capito ,a modo mio,ma che.al tempo stesso mi ha sconvolto , e’ l”opera di Maurizio Cattelan ‘ i tre manichini impiccari’ che nel.2004 e’ stata installata sulla quercia di piazza XXIV Maggio.

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