Tratalias è un piccolo paese sospeso sulle ali del tempo.
A cavallo tra gli anni sessanta e settanta il piccolo borgo è stato costretto ad essere abbandonato dai suoi abitanti a causa della costruzione di un bacino idrico. La diga creò dei cambiamenti idrogeolici che resero l’area malsana. Gli abitanti si trasferirono poco più in alto in un posto in cui potevano riprendere la loro vita senza rischiare di ammalarsi per muffe e umidità.
Non tutto il male viene per nuocere. L’antico paesino è ora tutelato e reso un vero e proprio museo all’aperto in cui è possibile visitare un’antica corte del 1655, e la bellissima cattedrale romanica, costruita quando Tratalias era sede arcivescovile.
Ogni volta che visito questo luogo mi trovo immersa in un sogno che attraversa secoli di storia. Passeggiando per le viette deserte, mi chiedo com’era la vita intorno alla cattedrale. Vedo bambini che corrono e donne vestite di scuro che ricamano sull’uscio di casa. Peccato che la maggiorparte delle case, tra cui il bellissimo municipio, furono distrutte perchè fin troppo pericolanti.
A Sant’Antioco ho avuto di nuovo l’onore e il piacere di incontrare la maestra del bisso Chiara Vigo. La storia che mi lega a lei è un intreccio simile ad un filo di bisso.
L’anno scorso, all’inizio del viaggio in Basilicata, sono passata da Manoppello, luogo di devozione e di conservazione del Volto Santo su quello che viene considerato il Velo della Veronica. Ricordo l’emozione di entrare nella penombra della chiesa e di vederlo sull’altare, trasparente eppur consistente, sempre cangiante e meravigliosamente costante.
Il velo su cui l’immagine di Cristo è impressa è fatto di un materiale unico nel suo genere. La trama è finissima, controluce è perfettamente trasparente, tanto da vedere attraverso di esso la navata della chiesa, ma non appena viene colpito dal sole si tinge di oro.
Leggendo vari studi su questo speciale oggetto che, oltre alle caratteristiche che vi ho appena raccontato, è in grado di “mutare” le espressioni del volto ritratto a seconda della luce che lo colpisce; mi sono imbattuta in una ipotesi avanzata per cui il materiale con cui sarebbe tessuto il velo, si tratterebbe di bisso marino, che è l’unico filato al mondo ad avere quelle caratteristiche. L’ipotesi era sostenuta dall’ultima donna in tutto il mediterraneo in grado di filare ancora il bisso: Chiara Vigo.
Incuriosita, ho scoperto che la maestra era di Sant’Antioco, località vicina al posto dove sono solita trascorrere le vacanze estive.
L’estate scorsa quindi mi sono recata nel laboratorio-museo di Chiara Vigo e sono rimasta affascinata dalle meraviglie di questo prezioso materiale.
Tornando ad oggi, avevo appena finito di raccontare tutto questo a chi mi accompagnava nella mia gita sulcitana, che la maestra è comparsa davanti ai miei occhi. Le nostre strade si sono di nuovo intrecciate…
Nel pomeriggio ho visitato il sito archeologico del Monte Sirai in cui si mescolano culture da quella fenicia a quella punica. Sull’altopiano che domina il mare è sorto un antico villaggio di cui restano i perimetri delle case, di un tempio, due necropoli di due periodi diversi e il tofet, luogo di sepoltura dei bambini in età neonatale.
Luogo impregnato di eternità, in cui anche gli ulivi si inchinano ai venti che solcano i mari e le alture di questa terra aspra e al tempo stesso dolce come il miele.
A presto per un nuovo racconto…