Riflessioni dopo aver visto la video installazione di Bill Viola “Tiny Deaths”.
La morte fa parte di me, l’ho quasi toccata con mano quel giorno in cui mio padre se n’è andato. Nella nostra cultura occidentale odierna, la morte è un tabù, una cosa di cui non parlare perchè sennò: “mamma mia che depressione! Pensa alle cose belle che è meglio! C’è altro a cui pensare! Carpe diem!”, eppure, quando l’ho vista in faccia mi sono accorta che non è poi così tragica come si pensa. In quel momento, triste, ma assolutamente perfetto, tutto è sembrato sospeso e infinito. È strano parlare di infinito di fronte alla fine di qualcuno, eppure è la parola più appropriata. Infinito. Infinito momento, infinito ultimo respiro.
La morte non è altro che dormire infinitamente. L’ho visto. Coi miei occhi.
La video installazione di viola mi ha molto colpita. Dopo un vertiginoso zigzag in un corridoio corto e stretto, si arriva in una stanza totalmente buia. La prima cosa che si percepisce è un brusio di fondo, un chiacchiericcio lontano, poi ci si accorge che su tre delle pareti della stanza ci sono delle proiezioni. Inizialmente questi “filmati” presentano il tipico retinato grigio delle televisioni di una volta senza segnale dall’antenna; a tratti però, cominciano a comparire delle figure, una per volta, come in un sogno, dapprima sfuocate poi sempre più nitide. Man mano che la nitidezza diventa più importante, aumenta anche la luminosità della figura, fino a raggiungere la massima luce che improvvisamente invade tutta la parete e poi sparisce di colpo. Difficile rendere a parole un’opera così densa di emozioni. Le anime appaiono e poi diventano luce infinita che invade la stanza, si assolutizzano. Meraviglioso.
Di seguito la pagina della Tate Modern dedicata all’opera: http://www.tate.org.uk/whats-on/tate-modern/display/bill-viola