Mi è stato spesso chiesto come mai dipingo su superfici di preferenza strappate.
Solitamente lo strappo è simbolo di un’azione violenta verso qualcosa che si vuole eliminare o superare. Nel caso delle mie opere invece assume un carattere completamente diverso.
Nella mia riflessione voglio porre l’accento sull’incompletezza della nostra visione umana della realtà. I miei dipinti non sono che brandelli di una realtà più vasta e impossibile da raggiungere. Essere artista è vivere nell’eterna speranza di poter rappresentare qualcosa di inarrivabile e nell’eterno disincanto di fronte all’impossibilità di rappresentare quella realtà con mezzi umani e finiti. Io non posso rappresentare la realtà nella sua totalità (che equivarrebbe a creare la realtà stessa), posso solamente produrre pezzetti di realtà, brandelli di qualcosa di più grande e infinito. Non vi è nulla di triste in tutto ciò perchè non vi è nulla di più sublime della perenne ricerca di qualcosa che è inarrivabile e trascende la nostra cognizione umana.
Lo strappo a volte mi permette di riflettere anche sulla possibile stratificazione della realtà. Il reale non è soltanto quello che la nostra vista percepisce al primo sguardo, ma è il risultato di una sovrapposizione infinita si livelli che svelano o coprono, a seconda dei casi. Il supporto strappato si sfalda naturalmente svelando l’esistenza di altri livelli di realtà.