“C’era una volta” sono le parole che echeggiano nella mia mente ogni volta che cammino tra le piccole case della località Montorfano del comune di Mergozzo nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Sembra un borgo incantato, adagiato placidamente nel tempo che fu e che resiste ancora, strenuamente e intelligentemente all’avvento dell’alienante cultura digitale. “Come si fa, sempre con quei cosi in mano?!”, mi interroga un abitante con cui, questa volta, ho scambiato alcune parole. Il gesto della sua mano che si apre è intenso ed esplicito, il suo volto ancora di più. Come si fa? Come può un mondo attaccato ad uno schermo sollevare lo sguardo? Me lo chiedo anche io e non ne ho idea… “fortunatamente io ci riesco ogni tanto”, mi dico osservando le pietre che segnano i viottoli, le mura delle case e i fiori. “Ogni tanto”. Può bastare? Rimango senza risposta.
La bellezza di Montorfano è quella dei racconti e delle fiabe che si fanno realtà. Leggende narrate dagli abitanti o dai nonni, di cui non si trova traccia su internet: un monte solitario, un villaggio di fanciulle rimaste senza mariti, la ricerca di un parroco attraverso una lettera in latino, due religioni conviventi, racconti di scalpellini, i picasass, e di pietre che compiono i viaggi che coloro che le hanno estratte non faranno mai. Gioiello nascosto in questo scrigno di miti è la chiesa romanica di San Giovanni Battista, millenaria, il suo aspetto attuale non è quello originale risalente all’epoca carolingia, ma quello del secolo XI, affascinante per coloro che amano il medioevo.
Come in ogni favola ci sono animali, alcuni protetti da un piano di gestione di protezione speciale, allegri uccellini, altri, simpatici asinelli, condividono le fatiche dell’uomo.
Un posto fatato, che merita una scampagnata per sollevare il viso dagli schermi, respirare aria diversa e finalmente sognare.
Giulia Calvanese per Radio Bla Bla Network News