A questo articolo è opportuno fare una premessa, onde evitare polemiche e discussioni infruttuose. Innanzitutto quello che segue è il mio punto di vista in questo momento della mia vita, con le poche informazioni di cui dispongo ed è frutto di miei ragionamenti personali che non vanno generalizzati. Non sono contro questa nuova tecnologia a prescindere, sicuramente se applicata in modo giusto e affiancata alla sensibilità umana, potrà dare, o almeno me lo auguro, risultati importanti in tanti campi dell’esperienza umana. Detto questo, passo alla mia esposizione, al mio pensiero attuale, ma rimango aperta a dialoghi e/o idee diverse, esperienze e insegnamenti che possono in futuro farmi cambiare idea.
Prima di mettermi a scrivere, ho provato anche io ad inserire un soggetto su un sito di creazione di immagini tramite AI e il risultato è stato incredibile. “Una balena che nuota in un cielo pieno di stelle” ecco la mia istruzione, ho premuto il tasto invio e qualche istante dopo ecco un’immagine che solo un illustratore che padroneggia l’aerografo in modo eccelso potrebbe rifare. Nuovo tentativo: “Una ragazza bionda che beve una tazza di caffé vicino ad una finestra con un albero”, invio, attesa, e BAM!
Immagine perfetta anche nei dettagli su cui solitamente l’AI scricchiola, ossia le mani e gli occhi. Ultimo tentativo, ultima sfida, e questa volta voglio vincerla: “un uomo con la bombetta che cerca sua moglie che arriva dal deserto portando nella sua mano un pollo fritto”, invio, attesa… finalmente stavolta c’è qualcosa che non quadra, l’AI non ha capito proprio tutto, ma l’immagine resta “plausibile”. Sono stupefatta, impaurita. Certo, ci ho messo dell’inventiva, soprattutto nel terzo tentativo, la mia inventiva, la mia fantasia, ma non ho fatto nulla per creare l’immagine se non digitare un testo strampalato su una tastiera e premere “invio”.
Problemi simili me li ero posta in precedenza con l’avvento dei programmi informatici che consentono di disegnare e dipingere con una moltitudine di tecniche diverse. In poche parole basta selezionare lo strumento e muovere il cursore per “usare” l’alter ego digitale di qualsiasi tecnica. Vuoi usare l’acquarello? Oppure la spatola coi colori ad olio? Non serve che impari manualmente a gestirli nella realtà, basta cliccare. Eppure in questo caso un minimo di apprendimento ed esercizio è necessario, non fosse altro che per capire come funziona il programma per ottenere determinati effetti. l’AI è diversa. “Lei” fa tutto. E a noi cosa rimane? Un’immagine perfetta, sì, ma non avremo mai l’emozione dell’esperienza creatrice che ci muove a passione. Sentire lo scorrere della matita sulla carta, il profumo dei materiali impiegati, il suono del lavoro proveniente dalle proprie mani è un’esperienza ogni volta unica ed irripetibile, appagante e allo stesso tempo invogliante al suo ripetersi ogni volta diverso. Cosa c’è di sensorialmente eccitante nel dare un comando che viene eseguito da un ammasso di bit?
Quarto tentativo, voglio vedere come l’AI gestisce i sentimenti: “una ragazza profondamente innamorata”, invio, attesa… Bingo! Ecco che comparire il volto di una ragazza sorridente, un po’ trasognata, ma null’altro. Non c’è anima, non c’è amore. È solo una ragazza sorridente, tutto qui. Questo conferma un’altra mia idea: non possiamo delegare la rappresentazione dell’interiorità umana a un qualcosa che non prova moti d’animo. E su questo sento che potrei non cambiare mai idea. Solo chi prova sentimenti reali può rappresentarli, solo chi li sente interiormente nel cuore ed esteriormente sulla propria pelle può comprenderli e parlarne attraverso l’arte.
Può quindi l’Intelligenza Artificiale essere un problema per l’arte? Si e no. Sì, da un punto di vista tecnico, le immagini generate possono essere perfette e possono sembrar realizzate con diverse tecniche artistiche sapientemente applicate. No, perché solo un umano può comprendere interiormente i propri simili e riproporre empaticamente su una tela la vastità dell’animo interiore. Una macchina finita non può percepire e neanche rappresentare l’infinito che è in noi, che pur essendo fatti di materia finita tanto quanto “Lei”, abbiamo il mistero della vita che ci scorre nelle vene.
Giulia Calvanese per Radio Bla Bla Network News