La “mia” Sardegna -parte IV-

Luoghi del cuore

I siti nuragici e pre-nuragici della Sardegna contribuiscono alla sua identità con un pizzico di mistero che rende l’isola un luogo sorprendente per chi non vuole solo godersi il mare, ma anela a scoprire e conoscere.

Parliamo di civiltà perse nella notte dei tempi, che ci hanno lasciato testimonianze talvolta incredibili, talvolta incomprensibili. Certo è che la Sardegna è una terra misteriosa in tutti i sensi molto diversa, per esempio dalla Sicilia. Pur essendo vicine e condividendo lo stesso mare, Sicilia e Sardegna sono sorelle dai caratteri ben distinti. La Sicilia è solare, piena di luce, le sue meraviglie di mostrano all’occhio del visitatore sorridenti e ben visibili; la Sardegna sembra che viva con gli equinozi, misteriosa, si fa conoscere solo a chi accetta di andarla a cercare. Sole e Luna. E della “luna” voglio ancora parlarvi.

Il passato megalitico della Sardegna si nasconde nella macchia mediterranea, in luoghi suggestivi come Pranu Muttedu. Quando si parla di menhir, solitamente, vengono in mente Stonehenge e la Bretagna, se visiterete Pranu Muttedu, penserete anche alla Sardegna. Quello che più colpisce è l’atmosfera che vi si respira, sospesa nel silenzio del tempo. Strutture circolari, tombe, fanno compagnia ad allineamento di diciotto menhir, di cui ormai ignoriamo il reale significato.

In Sardegna le epoche si intrecciano e si è presi da un turbinio storico che può far vacillare le menti. Così si può passare dalla classicità delle colonne di Tharros, candidamente svettanti su uno sfondo blu oltremare, alla vicina chiesa bizantina di San Giovanni di Sinis, dal fascino spirituale senza pari, per approdare al museo archeologico di Cabras, conquistati dal sorriso velato dei Giganti di Monte Prama.

Un po’ più a sud ci si ritrova a vivere nel medioevo, camminando per le vie di Tratalias Vecchia, un borgo che a causa di una decisione dell’uomo ha subito un drammatico destino ma che al tempo stesso permette di immergersi in una realtà storica ben lontana dalla nostra.

E come non parlarvi del mio luogo preferito tra tutti, la Necropoli di Montessu? Tombe che nei secoli diventarono case delle Janas (fatine del folklore sardo), sono diposte solennemente e allo stesso tempo umilmente su un anfiteatro naturale da cui si può ammirare il mare. Nel silenzio immanente il vento sembra sussurrare un canto antico alle orecchie di chi lo sa ascoltare, e subito la mente viene rapita in fantasie di riti e cerimonie che traghettavano gli uomini da una vita all’altra. In una di queste tombe vi sono incisi motivi a spirale che sembrano suggerire verità ormai dimenticate sulla storia del mondo.

Tornando verso nord, ma rimanendo nel cuore della Sardegna, c’è un’altro sito incredibile. Immaginatevi un luogo di culto che è rimasto attivo per millenni, dal Neolitico fino al Medioevo. Certo, culti, religioni e finalità sono mutati, ma la spiritualità è sempre stata di casa, e ancora oggi, se ci si sofferma e se me ha la sensibilità, se ne respira ancora il profumo storico. La tomba del Capo della Necropoli di Sant’Andrea Priu nasce come luogo di sepoltura, ma poi diventa chiesa paleocristiana, affrescata con colombe e col volto di una bellissima donna che scruta il mondo attraverso i secoli. Se ci si inoltra ancora di più nelle stanze, si scorge il tipico ciclo di affreschi medioevale, con varie scene del Nuovo Testamento, in stile romanico. Più di cinquemila anni di storia umana profondamente sentita, racchiusi in una grotta scavata nella trachite, non vi viene la pelle d’oca solo a pensarci?

Giulia Calvanese per Radio Bla Bla Network News

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