Austera, osservi, sospesa nei secoli, un punto immaginario da sotto le palpebre appena calate su di un mondo che più non ti appartiene. Sembri sorridere leggermente, assorta, o forse mi sbaglio? Sei seria ma sulle tue labbra dimora un accenno di dolcezza, che pallidamente sembra essere rimasta, come quel poco di rosso che ancora le colora. Secoli di riposo sotto la terra…
Provo ad immaginarmi le emozioni che potrebbe aver provato chi ti ha riportata alla luce: quale stupore, quale trasalimento, nello scorgere questo sguardo per la prima volta. Chi era costui che ha osato disturbare il tuo letargico sonno e che al tempo stesso ti ha ri-donata, a noi, visitatori del Museo Archeologico di Madrid?
Ti giro intorno, ti scruto, cerco di cogliere l’essenza del tuo sguardo. Ammiro il tuo portamento, la sicurezza mista all’umiltà nei tuoi occhi lievemente abbassati. Chi eri? Chi sei tu, o Regina, Dea, Dama, Eroina, Sposa, Madre, Donna, Signora, nobilissima Compostezza fatta a persona? Supponiamo che tu sia l’effigie di colei che ha vissuto in terra iberica millenni or sono, cos’hai vissuto, provato, cantato, ballato, sognato nella tua vita umana? La realtà è che seppur fatta di pietra sembri viva, pensierosa ma serena. Se l’artista che ti ha creata, ha seguito la modella idealizzandola, è riuscito a darti le sembianze di un respiro tanto trepidante quanto impercettibile. Severa ma non giudicante, compresa, compiuta… Chi sei?
I tuoi monili sono raffinati, la tua acconciatura sembra evocare altre culture lontane da te per luoghi e per tempi. La tua completezza mi parla di epoche sconosciute, perse nelle notti dei tempi, di viaggi e terre di incontri. Fai risuonare intorno a te echi fenici, punici, ellenici, babilonesi, egiziani… sono certa ormai che in quel tuo mondo antico e da noi giudicato arcaico, la cultura era unica e aperta a scambi e confronti sulle sponde del Mediterraneo che con le sue acque eterne ci unisce. Questo non esclude che tu abbia visto la guerra, i conflitti, le carestie. In fondo, non è cambiato nulla, eppure tutto è diverso.
Di che colore erano quegli occhi di pasta vitrea che hai perduto? Erano ritratto fedele di iridi viventi oppure simboli? Quanti e quali colori sfoggiavi, nella tua bellezza silenziosa? Quella di cui rievochi le sembianze, ha mai vestito i preziosi che tu porti in modo quasi indifferente? Quale stato simboleggiava questo tuo copricapo, per quale ragione lo porti per l’eternità sulla tua fronte? Tutto è mistero irrisolto in te, sei muta custode di saperi a noi ormai sconosciuti, perduti, dimenticati. Nascosta dall’oblio della terra, hai perso i tuoi significati, i tuoi colori, forse anche parte del tuo corpo. Sei sempre stata “solo” busto, o eri “anche” un corpo intero, magari seduto? Nulla sappiamo e nulla sapremo se la stessa terra che ti ha trasportata nella nostra contemporaneità non ci regalerà una traccia o un indizio sulla tua identità, sul tuo essere stata. Sei stata e sei, perché nella pietra vivi e sfidi la nostra cultura che ha rinunciato da tempo alla sua testimonianza durabile. Cosa rimarrà di noi, trascorso lo stesso tempo che ci separa da te? Etere intangibile, concetti ed idee fatte di terabyte e codici che finiti i loro tempi si perderanno nel nulla da cui provengono, pensieri fugaci senza applicazione materica. Tu invece sei rimasta e rimani, incorruttibile in questa tua forma di roccia, distaccata da tutto ma sempre viva nel presente di ogni epoca che potrà osservarti. Siamo ben poco di fronte al tuo sguardo, abbiamo perso il sorriso degli antichi, dimenticato l’essere per l’avere, e andiamo alla deriva in un oceano virtuale alla ricerca di un avere così sconfinato che può essere solo fatto del suo opposto: il nulla. Bitcoins, crypto valute, NFT, crypto art, token… cosa sono paragonati al tuo quasi leonardesco sorriso? Siamo nulla e tu ne sei il monito solenne, o Dama di Elche!
Giulia Calvanese per Radio Bla Bla Network News