Le Tombe Medicee
“Parlami di Firenze
E della Rinascenza
Novità di Bramante
E di Stilnovo e Dante”
Parlami di Firenze, dalla versione italiana del musical Notre Dame de Paris di Pasquale Panella
Un nuovo articolo sul mio viaggio a Firenze.
Firenze è, per me artista, casa e continua fonte di infinita ispirazione. In realtà tutto il nostro paese lo è per me, ma Firenze conserva il fascino del grande Rinascimento, ed esercita una forza attrattiva vivissima per qualunque artista.
Chissà quale Volere Superiore, quale congiuntura cosmica o quale caso fortuito, portò allo sbocciare di un’arte completamente diversa dalla precedente, in quel determinato periodo storico, in questa città. Doveva essere bella anche in epoca medioevale, Firenze, ma aveva anche lei subito i danni della peste, ce lo racconta Boccaccio, morte e tragedie… poi è rifiorita. E lo dobbiamo anche a delle personalità che con gli occhi giudicanti di oggi potremmo definire senza scrupoli, di una famiglia tra le altre, quella dei Medici. Non erano certo degli stinchi di santi, come chiunque a quell’epoca e come in fondo lo siamo anche noi, o perlomeno come lo sono personaggi di una certa rilevanza politica o economica. Sarebbe ora di toglierci gli occhiali del giudizio per renderci conto che la realtà è sempre la stessa, da secoli.
Cos’è cambiato? Perché qualcosa è cambiato, quantomeno nel nostro paese.
Sono stata alle Cappelle Medicee, un luogo freddo e umido, del resto è la versione extra lusso di un cimitero, sempre tombe sono. Ma che tombe! La Cappella dei Principi fa impallidire la “grandeur” della tomba del “piccolo” Napoleone!
Il vero tesoro però è la Sagrestia Nuova, con le tombe di Lorenzo e Giuliano de’ Medici (il Magnifico e suo fratello per intenderci) e quelle di un altro Lorenzo e un altro Giuliano de’ Medici, rispettivamente duchi di Urbino e di Nemours, nipote e figlio del Magnifico. Michelangelo ha realizzato la Sagrestia e le tombe di questi grandi uomini, e ancora una volta ha dato vita a marmi inanimati. Come non emozionarsi ancora una volta di fronte ai suoi “in-finiti” (no, non è un errore di battitura ma una mia voluta variazione, cfr articolo precedente sul David)? Ma torniamo ai grandi uomini sepolti lì. Sono uomini che hanno vissuto il loro tempo, combattuto le loro battaglie, che fossero vere e proprie guerre o conflitti interiori, erano violenti sicuramente, eppure hanno donato Firenze al mondo. Facciamo un piccolo excursus non esaustivo su Lorenzo il Magnifico. Non era destinato ad essere lui l’erede della famiglia, ma suo fratello, Giuliano, che lui amava tantissimo. Poi un giorno, una banda di pazzi, e di pazzi davvero si trattava perché erano della famiglia Pazzi, entrò in chiesa durante la Messa e provarono ad uccidere entrambi. Morì soltanto Giuliano, per volere di Dio o per uno scherzo del destino, ma Lorenzo si vendicò amaramente, impiccando alle finestre di Palazzo Vecchio gli assassini. Si dice che Michelangelo e Botticelli ne fecero degli schizzi, di quei poveri Pazzi appesi… eppure in mezzo a tutta questa violenza sanguinaria è venuto fuori un uomo, il Magnifico, che aveva senso chiamare così, e non per timore o riverenza, ma perché lui stesso fu artista, poeta per la precisione, oltre che mecenate di tutte le arti e letterato e filosofo e scrittore.
Vi immaginate un uomo con un potere pari al suo, ai giorni nostri, dire:
“Quant’è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non v’è certezza” ?
Magari scrivendolo su Twitter? O postandolo su Facebook o ancora come didascalia ad un selfie su Instagram?
Sarebbe inconcepibile. Non perché non esiste più la poesia o non ci si esprima più con parole auliche… ma perché, ancora una volta, manca l’umiltà. Ah, certo, Lorenzo il Magnifico, non fosse altro per il suo nome, non sembra essere un personaggio tanto umile; come posso io sostenere questa tesi? Eppure in questi famosissimi versi è contenuta l’umiltà dell’incertezza. È come se il seme profondo di questo uomo Magnifico fosse la consapevolezza che nulla dura, che nulla è dovuto.
Questo è cambiato. Questo manca ai nostri tempi. E non manca solo ai potenti, manca a tutti, siamo caduti dalla consapevolezza di questa nostra umile piccolezza alla ricerca spasmodica di essere altro e innarrestabilmente meglio. Anche noi però condivideremo un destino naturale simile al Magnifico, solo che lui, sulla sua tomba ha una statua di Michelangelo, noi invece sogniamo di clonarci o congelarci per non morire e non avere mai una statua sulla nostra tomba, fosse anche scolpita da Michelangelo in persona, resuscitato o clonato pure lui a partire dai suoi resti. Cos’ è meglio? Vivere nell’umile incertezza creatrice del Magnifico o di Michelangelo (cfr articolo precedente sul David), o sopravvivere nella superbia infeconda facendo finta di essere invincibili e immortali?
Giulia Calvanese per Radio Bla Bla Network News